<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2812&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20141129135749</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2812&oldid=-20141129135749
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2812 Giacomo LeopardiXIX secoloZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 7modifica] e d’altre tali sono state fatte o per evitare l’iato o per altre diverse cagioni, nel processo della lingua, quando già non v’era piú bisogno che il vocabolo, per essere inteso, esprimesse e rappresentasse collo stesso suo [p. 8modifica]suono l’oggetto significato, ma egli era già inteso generalmente per se e non per virtú della sua origine; e quando già nella lingua si guardava piú alla dolcezza ec. che alla necessità ec., ne’ quali modi le parole in tutte le lingue si sono allontanate dalla forma primitiva e hanno spesso perduto affatto quel suono rappresentativo che prima avevano e sul quale furono modellati e creati, e nel quale da principio consisteva la ragione della loro significanza. I latini dal tema βαὑω o bauare fecero baubari, interponendo un b (il quale in questo caso è piú adattato all’imitazione) invece del ζ. Noi baiare, che per verità potrebb’essere appunto quello stesso originale βαΰω ch’é affatto perduto nella lingua greca e nella latina scritta; e ben si potrebbe credere che fosse totalmente