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8 pensieri (2812-2813)

suono l’oggetto significato, ma egli era già inteso generalmente per se e non per virtú della sua origine; e quando già nella lingua si guardava piú alla dolcezza ec. che alla necessità ec., ne’ quali modi le parole in tutte le lingue si sono allontanate dalla forma primitiva e hanno spesso perduto affatto quel suono rappresentativo che prima avevano e sul quale furono modellati e creati, e nel quale da principio consisteva la ragione della loro significanza. I latini dal tema βαὑω o bauare fecero baubari, interponendo un b (il quale in questo caso è piú adattato all’imitazione) invece del ζ. Noi baiare, che per verità potrebb’essere appunto quello stesso originale βαΰω ch’é affatto perduto nella lingua greca e nella latina scritta; e ben si potrebbe credere che fosse totalmente  (2813) voce antica latina, conservata nel volgare; dal che si dedurrebbe, primo, che l’antico latino, e di poi il suo volgare perpetuamente conservò puro il verbo originale βαὑω (giacché l’υ greco in latino antico ora risponde a un u, ora ad un i), quantunque non si trovi nel latino scritto; verbo inusitato affatto nell’antica e moderna grecità nota; secondo, che questo antichissimo verbo, perduto, o vogliamo dire alterato nel greco, perduto, ossia alterato nel latino scritto, conservasi ancora purissimo e senz’alterazione alcuna nell’italiano, e vedi la p. 2704. Si potrebbe anche credere che i primi latini e il volgo, invece di baubari dicessero bauari (appunto βαΰειν), e che la mutazione dell’u in i (vocali che spessissimo si scambiano, per esser le piú esili, come ho detto altrove) seguisse nell’italiano e nel francese ec. Ovvero che gli antichi dicessero bauari e poi il volgo baiari (24 giugno 1823).


*    I continuativi latini tutti (se non forse visere da visus di video co’ suoi composti inviso reviso ec., e forse qualche altro, che io chiamerò continuativi ano-