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[p. 363 modifica] una perdita irreparabile fatta sopra un’età che per lui non può piú tornare (16 ottobre 1820).


*   Il suo divertimento era di passeggiare contando le stelle (e simili) (16 ottobre 1820).


*   Anche la mancanza sola del presente è piú dolorosa al giovine che a qualunque altro. Le illusioni in lui sono piú vive e perciò le speranze piú capaci di pascerlo. Ma l’ardor giovanile non sopporta la mancanza intera di una vita presente, non è soddisfatto [p. 364 modifica]del solo vivere nel futuro, ma ha bisogno di un’energia attuale; e la monotonia e l’inattività presente gli è di una pena, di un peso, di una noia maggiore che in qualunque altra età, perché l’assuefazione alleggerisce qualunque male, e l’uomo col lungo uso si può assuefare anche all’intera e perfetta noia e trovarla molto meno insoffribile che da principio. L’ho provato io, che della noia da principio mi disperava, poi questa crescendo in luogo di scemare, tuttavia l’assuefazione me la rendeva appoco appoco meno spaventosa e piú suscettibile di pazienza. La qual pazienza della noia in me divenne finalmente affatto eroica. Esempio de’ carcerati, i quali talvolta si sono anche affezionati a quella vita.


*   L’abito dell’eroismo può essere in un corpo debole, ma l’atto difficilmente e non senza un grande