[p. 426 modifica] quale non è già il suo tema, ma sibbene γνόω, onde γνώσκω come da τρόω τιτρώσκω, da βρόω βρώσκω, da βόω βώσκω, da βάω inusitato βάσκω poetico da περάω περαάσκω poetico da βιόομαι βιώσκομαι, da γηράω inusitato γηράσκω, da ὄνημι ὀνίσκω, da φάω φὰσκω, da περάω (contrat. πράω) πιπράσκω. I latini hanno nosco senza l’anadiplasiasmo e senza il g. E qui pure si noti nel latino la conservazione dell’antichità. I greci medesimi dicono comunemente anche γινώσκω. Ma il puro tema di questo verbo, ch'è νοΐσκω e per sinesi νώσκω fatto da νόω (come i sopraddetti βρόω ec.), da cui gli eoli γνόω (vedi Lexicon), non si trova in tutta la grecità, e trovasi nel latino. Nel quale il verbo nosco è cosí regolare come i suoi uniformi, cresco, suesco, nascor, scisco e simili e in parte adolesco, exolesco, inolesco ec. pasco ec. Vedi la p. 3688, sgg. E comparisce nel latino il g eolico ne’ composti di nosco, agnosco, cognosco, ignosco, dignosco (trovasi anche dinosco), prognosticum (sebben questa è voce tolta dal greco a dirittura, ai tempi di Cicerone o circa). Negli altri composti praenosco, internosco, il g non comparisce. Vedi p. 3695.