<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2768&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20151206112827</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2768&oldid=-20151206112827
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2768 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 420modifica] Priamo era venuto a chiedergli in certo modo il perdono, quando finalmente non lo fa risolvere di concedere al supplichevole e infelicissimo re la sua misera domanda, se non in vista dell’ordine espresso già ricevutone da Giove per mezzo di Teti, senza il quale egli dimostra e fa intendere assai chiaramente che né le preghiere né il pianto né il dolore né tutto il misero apparato di quel re domo e prostratogli dinanzi l’avrebbero vinto; a noi pare che questo Achille sia quasi un mostro, e che anche una virtú secondaria, anzi minima, non che primaria (come si rappresenta la sua in quel poema), anche molto piú gravemente offesa, anche già meno acerbamente vendicata, anche con minori cagioni d’intenerirsi, avesse dovuto e commuoversi ben tosto, e sommamente, e concedere già molto prima di quel ch’ella fa, la domanda del supplichevole, e concedere anche [p. 421modifica]assai di piú, potendo