Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2767

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[p. 420 modifica] i nemici, era creduta molto piú eroica che la compassione, affetto dolce, molle e stimato femminile; la vendetta molto piú eroica che il perdono, siccome il risentimento era giudicato ben piú degno dell’uomo che la pazienza delle ingiurie, la quale non andava mai disgiunta dalla riputazione e dal biasimo di viltà o dapocaggine.

Quando Omero introduce Priamo ai piedi d’Achille, quando ci commuove fino all’anima coll’amaro spettacolo di tanta grandezza ridotta a tanta miseria, quando par che impieghi ogni artifizio, che accumuli ogni circostanza, propria a destarci la compassione piú viva e nel tempo stesso ci rappresenta Achille, il protagonista del suo poema, il modello della virtú eroica da lui concepita, cosí difficile, cosí tardo a lasciarsi piegare, piangente sopra il capo di Priamo, non già le sventure di Priamo, ma le sue proprie e il suo vecchio padre, e il suo Patroclo, della cui morte esso