<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2716&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20151208122710</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2716&oldid=-20151208122710
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2716 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 393modifica] in cento modi le cose dette. Ma certo è sempre varia quella scrittura che può esser sempre propria, perché ad ogni nuova cosa che le occorre di significare ha la sua parola diversa dalle altre per significarla. Anzi questa è la piú vera, la piú sostanziale, la piú intima, la piú importante ed anche la piú dilettevole varietà di lingua nelle scritture. E quelle scritte in una lingua soprabbondante di sinonimi per lo piú sono poco varie, perché la troppa moltitudine delle [p. 394modifica]voci fa che ciascheduno scrittore per significare ciaschedun oggetto scelga fra le tante una sola o due parole al piú, e questa si faccia familiare e l’adoperi ogni volta che le occorre di significare il medesimo oggetto; e cosí ciascheduno scrittore in quella lingua abbia il suo vocabolarietto diverso da quel degli altri, e limitato, come altrove ho detto accadere agli scrittori greci ed italiani. E osservo che sebbene