[p. 374 modifica] Spartani patito l’insolenza, e buffonerie di Stratocle, il quale avendo persuaso il popolo (credo ateniese o tebano) a sacrificare come vincitore; che poi, sentito il vero della rotta si sdegnava, disse: Qual ingiuria riceveste da me, che seppi tenervi in festa ed in gioia per ispazio di tre giorni? Agli Spartani si possono paragonate i filosofi, anzi questo secolo, anzi quasi tutti gli uomini, avidi del sapere o della filosofia, e di scoprir le cose piú nascoste dalla natura, e per conseguenza di conoscere la propria infelicità, e per conseguenza di sentirla, quando non l’avrebbero sentita mai o di sentirla piú presto. E la risposta di Stratocle starebbe molto bene in bocca de’ poeti, de’ musici, degli antichi filosofi, della natura, delle illusioni medesime, di tutti quelli che sono accusati d’avere introdotti o fomentati, d’introdurre o fomentare o promuovere de’ begli errori nel genere umano, o in qualche nazione o in qualche individuo. Che danno recano essi se ci fanno godere, o se c’impediscono di soffrire per tre giorni? Che ingiuria ci fanno se ci nascondono quanto e mentre possono la nostra miseria, o se in qualunque modo contribuiscono a fare che l’ignoriamo o dimentichiamo?
(5 marzo 1823).