<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2652&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20151205204823</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2652&oldid=-20151205204823
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2652 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 354modifica] relativamente agli stati veneti (l’antichissima origine di quegli elementi e proprietà del suo dialetto che non vengono dal latino, e non sono del comune italiano; e la loro derivazione dalla [p. 355modifica]lingua veneta anteriore al latinizzamento di quella provincia, qualunque fosse essa lingua), possa probabilmente applicarsi all’Italia tutta. In conferma della qual opinione giova il ricordare che l’Algarotti cita, non so dove, una lettera di Varo a Virgilio, nella quale, commentando un certo epigramma, critica la parola putus, asseverando non essere latina. Presentemente il vocabolo putto, quantunque naturalizzato nell’italiano, credo però che sia usato familiarmente dai soli mantovani e ne’ paesi confinanti e che non sarebbe inteso dal volgo di Toscana.» p. 62-63 (3 dicembre 1822).