<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/265&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20130712191957</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/265&oldid=-20130712191957
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 265 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 353modifica] dell’altra e scegliere quale si voleva seguire, giacché ciascuna contraddiceva alle altre. E perciò gli uomini di un certo ingegno mediocre si attaccavano ad una setta, imparavano i dogmi di una sola scuola, di quelli erano contenti e si chiamavano col nome della loro setta. Altri un poco maggiori d’ingegno o di presunzione introducevano qualche cangiamento nelle dottrine de’ loro maestri o vi aggiungevano qualche cosa e si facevano capi di un nuovo ramo della setta stessa. Gl’ingegni superiori non si servivano della istruzione che prendevano in diverse scuole, se non per isceglierne il meglio o quello che credessero tale e fondere insieme i dogmi scelti da varie sette, per formare o di essi soli o di altri che v’aggiungessero del proprio o di un nuovo sistema cavato dalle varie e discordanti idee acquistate, una nuova scuola e setta, come fece Platone, che amò d’istruirsi in varie scuole e ascoltò [p. 354modifica]Socrate (altri due subito dopo la sua morte, nominati dal Laerzio nel principio della vita di Platone), i pitagorici, gli egiziani, e voleva anche ascoltare i maghi di Persia, ma non poté a cagione delle guerre d’Asia. E