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(264-265) pensieri 353

mato piuttosto un μειονέκτημα, che un πλεονέκτημα, e deriso come pazzia. Cosí si è veduto che eccetto i pregi sensibili o de’ quali tutti sanno giudicare naturalmente, tutti gli altri sono stati assai meno stimati nei secoli e nei luoghi dove sono stati piú rari. Ed è cosa certa che un grande ingegno non può essere intimamente conosciuto e però degnamente apprezzato e ammirato se non da un altro grande ingegno; e cosí le sue opere; cosí tutto quello che spetta a discipline, arti, abilità particolari: onde, per esempio, un grand’uomo di guerra non riscuoterà degna ammirazione che da un altro grand’uomo dello stesso mestiere (5 ottobre 1820). Vedi p. 273.


*   Anticamente il cercare e istruirsi in diverse scuole non serviva come ora ad imparar sempre piú, giacché tutte le scuole seguono gli stessi principii e non si diversificano, se non per la diversa disciplina che professano: ma allora per imparare le dottrine di una scuola bisognava disimparare quelle (265) dell’altra e scegliere quale si voleva seguire, giacché ciascuna contraddiceva alle altre. E perciò gli uomini di un certo ingegno mediocre si attaccavano ad una setta, imparavano i dogmi di una sola scuola, di quelli erano contenti e si chiamavano col nome della loro setta. Altri un poco maggiori d’ingegno o di presunzione introducevano qualche cangiamento nelle dottrine de’ loro maestri o vi aggiungevano qualche cosa e si facevano capi di un nuovo ramo della setta stessa. Gl’ingegni superiori non si servivano della istruzione che prendevano in diverse scuole, se non per isceglierne il meglio o quello che credessero tale e fondere insieme i dogmi scelti da varie sette, per formare o di essi soli o di altri che v’aggiungessero del proprio o di un nuovo sistema cavato dalle varie e discordanti idee acquistate, una nuova scuola e setta, come fece Platone, che amò d’istruirsi in varie scuole e ascoltò

Leopardi. ― Pensieri, I 23