<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2557&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20150907140055</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2557&oldid=-20150907140055
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2557 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 305modifica] qualunque composto che dica il contrario di quel che dice la tale o tal altra radice italiana. Del resto, il dis latino nelle parole dissimilis, dispar, secondo me, ha piú tosto una tal qual forza disgiuntiva, che veramente negativa. E in discalceatus, discingo ec., io credo che propriamente abbia piuttosto la forza del greco ἀπὸ, in composizione (come qui appunto ἀποζωννύω, discingo), e del latino ex pure in composizione (come appunto excalceatus ch’è lo stesso), di quello che la vera forza privativa del greco α che tiene presso di noi, sebbene discalceatus ec. passò poi a significar privativamente senza scarpe. E forse in questa maniera, cioè dalla forza di ἀπὸ e di ex composti, passò la particola dis, presso di noi, al significato assoluto di privazione o negazione. [p. 306modifica]Ma vedendosi, per esempio, dalla voce discalceatus (e vedi il Forcellini