<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2541&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20151205203753</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2541&oldid=-20151205203753
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2541 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 297modifica] quel secolo, scritte a penna corrente e ch’é ricchissima, potentissima ec. e per noi purissima ed elegantissima e spesso tanto piú pura e graziosa quanto è piú propria del secolo e piú naturale, si chiamava allora decisamente [p. 298modifica]corrotta, e si deplorava, anche da’ veri letterati, la degenerazione della lingua italiana, non per altro se non perché non era piú quella propriamente del trecento, benché dopo la corruzione del quattrocento fosse risorta piú bella e potente di prima, il che affermo a chiunque ne conosca le intime qualità e le vaste e riposte ricchezze e facoltà della propria lingua del cinquecento. Lascio star. che questa è regolata e quella del trecento va dove e come vuole e non se ne cava il costrutto e per lo piú bisogna indovinarne il senso. Del resto, questi tali scrittori di lingua stimata allora cattiva e impura e dispregiata e condannata s’apprezzavano anche allora per le cose,