[p. 284 modifica] stati elegantissimi con voci e frasi forestiere, poco usate da’ greci de’ loro tempi; anzi, per mezzo appunto d’esse voci e frasi, fra l’altre cose. Non si pregia la purità, né anche si nomina, se non dopo la corruzione, cioè quand’essa è pellegrina. E prima della corruzione si pregia il forestiero, perché pellegrino. Ennio, Plauto, Terenzio, Lucrezio ec., specchi della eleganza latina, son pieni di grecismi, cioè di barbarismi. Al tempo di Cicerone, di Orazio, e molto piú di Seneca, di Frontone ec., che l’Italia parlava già mezzo greco, erano sorti i zelanti della purità, e il grecismo lodato in Plauto e in Cecilio (Oraz. ad Pison.) era impugnato ne’ moderni e proibito affatto da’ pedanti e usato con moderazione dai savi, e Cicerone se ne scusa spesso e loda ed ama e deplora la purità dell’antico sermone e la favella di sua nonna, ch’al tempo di sua nonna tutti i buoni scrittori posponevano al grecismo quanto potevano