Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2453

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*   Se l’uomo sia nato per pensare o per operare, e se sia vero che il miglior uso della vita, come dicono alcuni, sia l’attendere alla filosofia ed alle lettere (quasi che queste potessero avere altro oggetto e materia che le cose e la vita umana e il regolamento della medesima e quasi che il mezzo fosse da preferirsi al fine),1 osservatelo anche da questo. Nessun uomo fu né sarà mai grande nella filosofia o nelle lettere, il quale non fosse nato per operare piú e piú gran cose degli altri, non avesse in se maggior vita e maggior bisogno di vita che non ne hanno gli uomini ordinarii, e per natura ed inclinazione sua primitiva non fosse piú disposto all’azione e all’energia [p. 250 modifica]dell’esistenza che gli altri non sogliono essere. La Staël lo dice dell’Alfieri (Corinne, t. I, livre dernier), anzi dice ch’egli non era nato per iscrivere, ma per fare, se la natura de’ tempi suoi (e nostri) glielo avesse permesso. E perciò appunto egli fu vero scrittore, a differenza di quasi tutti i letterati o studiosi italiani del suo e del nostro tempo. Fra’ quali, siccome nessuno o quasi nessuno è nato per fare altro che fagiolate, perciò nessuno o quasi nessuno è

Note

  1. Il fine della letteratura è principalmente il regolar la vita dei non letterati; è insomma l’utilità loro, ed essi se n’hanno a servire. Ora io non ho mai saputo che la condizione di chi è servito fosse peggiore e inferiore che non è quella di chi serve.