[p. 238 modifica] piú furiosi, e che però nell’espression loro convenga impiegare colori e tratti molto piú risentiti che in quella delle passioni moderne, è cosa già nota e ripetuta. Ma io credo che una differenza notabile bisogni fare tra le varie passioni, appunto in riguardo alla maggiore o minor veemenza loro fra gli antichi e i moderni comparativamente; e per comprenderle tutte sotto due capi generali, io tengo per fermo, come fanno tutti, che il dolore antico fosse di gran lunga piú veemente, piú attivo, piú versato al di fuori, piú smanioso e terribile, quantunque forse per le stesse ragioni piú breve, del moderno. Ma in quanto alla gioia, ne dubiterei, e crederei che, se non altro in molti casi, ella potesse esser piú furiosa e violenta presso i moderni che presso gli antichi, e ciò non per altro se non perch’ella oggidí è appunto piú rara e breve che fosse mai, come lo era né piú né meno il dolore anticamente. Questa osservazione potrebbe forse servire al tragico, al pittore ed altri imitatori delle passioni. Vero è che nel fanciullo e la gioia e il dolore sono del pari