[p. 228 modifica] modo può essere ed è, oggi piú abbondante di parole, domani meno, secondo le circostanze nazionali, commerciali, politiche, scientifiche ec. Infatti, la lingua francese è in verità ricchissima di parole, massime in filosofia, scienze, conversazione, manifatture e in ogni uso e materia di società, di commercio ec. ec.; e non per questo è bella, né piú bella dell’italiana e neanche della spagnuola. La vera e non accidentale, ma essenziale bellezza di una lingua, quella che non si può perdere, se la lingua non si corrompe formalmente, è una bellezza intrinseca e spetta all’indole della lingua; e questa non può consistere in altro che nell’ardire. Or questo ardire che cos’è, fuorché la libertà di non essere esatta e matematica? Giacché, quanto all’esattezza, torno a dire, tutte le lingue ne sono egualmente capaci e tutte per mezzo suo posson divenire e diverrebbero uniformi affatto nell’indole, essendo la ragione una; e non trovandosi varietà se non se nella natura. Quindi se lingua bella è lingua ardita e libera, ella è parimente lingua non esatta e non obbligata