<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2409&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20150904152037</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2409&oldid=-20150904152037
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2409 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 223modifica] proprie, cosí greche insomma nella lingua e nella maniera e nel gusto, che, quantunque Arriano fosse imitatore, cioè quello stile e quella lingua non fossero cose naturali in lui ma procacciate collo studio de’ classici (come è necessario in ogni secolo dove la letteratura non sia primitiva) e principalmente di Senofonte, non per questo si può dire ch’egli non le avesse acquistate in modo che paiano e si debbano anzi chiamar sue, né se gli può negare un posto se non uguale, certo vicinissimo a quello degl’imitati da lui. Ora il tempo d’Arriano fu quello d’Adriano e degli Antonini, nel qual tempo la letteratura latina, con tutto che fosse tanto meno lontana della greca dal suo secol d’oro, non ha opera nessuna che si possa di gran lunga paragonare a queste d’Arriano ne’ suddetti [p. 224modifica]pregi, come anche in quelli d’una ordinata e ben architettata narrazione, e altre tali virtú dello scriver di storie. Tacito fu alquanto anteriore, e nella perfezion della lingua non si potrebbe ragguagliar troppo bene ad Arriano; forse neanche nelle doti di storico appartenenti