Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2404

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[p. 220 modifica] Dunque la vera natura nostra, che non abbiamo da far niente cogli uomini del tempo di Adamo, permette, anzi richiede il suicidio. Se la nostra natura fosse la prima natura umana non saremmo infelici, e questo inevitabilmente e irrimediabilmente; e non desidereremmo, anzi abborriremmo la morte (29 aprile, 1822).

La natura nostra presente è appresso a poco la ragione. La quale anch’essa odia l’infelicità. E non v’é ragionamento umano che non persuada il suicidio, cioè piuttosto di non essere che di essere infelice. E noi seguiamo la ragione in tutt’altro, e crederemmo di mancare al dover di uomo facendo altrimenti.


*    Alla p. 1287, principio. Io son certo che gli antichi orientali o i primi inventori dell’alfabeto non s’immaginarono che i suoni vocali fossero cosí pochi e tanto minori in numero che le consonanti. Anzi dovettero considerarli come infiniti, vedendo ch’essi animavano, per cosí dire, tutta la favella e discorrevano incessantemente per tutto il corpo di essa, come il sangue per le vene degli animali. O pure (e questo credo piuttosto) non li considerarono neppure come suoni, ma come suono individuo, e questo infinito e [p. 221 modifica]indeterminabile e indivisibile, come appunto immaginarono gli antichi filosofi quello spirito animator del tutto che totam agitat molem et toto se corpore miscet. Ed è verisimile che l’idea di rappresentare i suoni vocali col mezzo de’ punti, alieni affatto e avventizi alla