<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2398&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20150904151648</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2398&oldid=-20150904151648
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2398 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 216modifica], com’é dovere, delle cose presenti e a’ presenti o futuri, massime le spettanti alle scienze immateriali o materiali, e che tutti mancano al vocabolario; si può far ragione che questo non contenga piú d’una quarantesima parte della lingua italiana in genere, a dir molto; e non piú d’una trentesima dell’antica in particolare, ossia di quella che s’ha per classica. Del che non si può far carico ai compilatori, se non quanto alle mancanze relative agli autori de’ quali professano d’aver fatto spoglio e formatone il vocabolario. Perché del resto nessuna lingua viva ha, né può avere, un vocabolario che la contenga tutta, massime quanto ai modi, che son sempre, finch’ella vive, all’arbitrio dello scrittore. E ciò tanto piú nell’italiana, per indole sua. La quale molto meno può esser compresa in un vocabolario, quanto ch’ella è piú vasta di tutte le viventi: mentre veggiamo che né pur la greca, ch’é morta, [p. 217modifica]s’é potuta mai comprendere in un vocabolario né men quanto alle voci, che ogni nuovo scrittore ne porta delle nuove.