<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2278&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20150904144727</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2278&oldid=-20150904144727
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2278 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 144modifica] però, ed in modo che grandissima parte delle loro radici nominative è ignota e passano essi per radici. In altri verbi si trova la radice nominativa, ed alcuni, anzi non pochi di questi, si veggono formati dai latini di mano in mano, anche in tempi recenti, cioè a’ secoli di Cicerone, degli Antonini ec. Ma da poi che la lingua, formandosi e ordinandosi, adottò il costume de’ verbi composti, essa inclinò sempre a formarli da’ verbi semplici, unendoli alle opportune preposizioni, avverbi, particelle, nomi ec. Pochissimo si compiacque di trar fuori di netto un verbo nuovo, composto di preposizioni ec. e di un nome nuovamente e appostatamente ridotto a congiugazione (bella facoltà del greco, italiano, spagnuolo). Se ne trovano alcuni di questi, ma pochissimi (massime [p. 145modifica]massime fatti da nomi sustantivi) in confronto specialmente della immensa quantità degli altri verbi composti da verbi semplici. Dealbare (per altro la radice è aggettiva) è fra questi