<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2220&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20141230191941</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2220&oldid=-20141230191941
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2220 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 112modifica] provveduto, ha medicato [p. 113modifica]tutti i nostri mali possibili, anche i piú crudeli ed estremi, anche la morte (di cui vedi i miei pensieri relativi), a tutti ha misto del bene, anzi ne l’ha fatto risultare, l’ha congiunto all’essenza loro; a tutti i mali, dico, fuorché alla noia. Perché questa è la passione la piú contraria e lontana alla natura, quella a cui non aveva non solo destinato l’uomo, ma neppur sospettato né preveduto che vi potesse cadere, e destinatolo e incamminatolo dirittamente a tutt’altro possibile che a questa. Tutti i nostri mali infatti possono forse trovare i loro analoghi negli animali, fuorché la noia. Tanto ell’é stata proscritta dalla natura ed ignota a lei. Come no infatti? la morte nella vita? la morte sensibile, il nulla nell’esistenza? e il sentimento di esso e della nullità di ciò che è e di quegli stesso che la concepisce e sente e in cui sussiste? e morte e nulla vero, perché le morti e distruzioni corporali non sono altro che trasformazioni di sostanze e di qualità e il fine di esse non è la morte,