[p. 101 modifica] i quali hanno mutato il genere, la forma ec., in modo che appena o certo piú difficilmente si ravvisano. Ho detto nomi, e intendo parole d’ogni sorta. Ciò fa credere o: 1,o che tal pronunzia di v o f in luogo dello spirito sia piú antica che quella in s, e perciò quelle parole piú anticamente fatte proprie del latino; 2,o o ch’elle, venendo forse dall’eolico, avessero in esso dialetto forma diversa dalla greca comune; 3,o o che in verità sieno passate dal latino al greco, o piuttosto (ed è verisimilissimo) siano di quelle parole primitivamente comuni ad ambe le lingue e derivate da comune madre, il che conferma l’opinione della fratellanza del greco e latino. Bisogna però notare che quello che si cambia nel latino in s (o in h) è lo spirito denso e quello che in v (o forse talvolta in f) il lene. Onde si potrebbe anche concludere che l’uso dello spirito denso, sebbene antichissimo, sia però nelle voci greche piú recente, che quello del lene: che l’uso greco