<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2129&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20141127121106</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2129&oldid=-20141127121106
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2129 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 66modifica] altrove, cioè [p. 67modifica]la natura de’ tempi (natura antica) ne’ quali la nostra lingua e letteratura fu formata; la poca società civile, o conversazione d’Italia, il che dovea render la sua lingua scritta similissima alla volgare, perché questa sola esisteva prima della scritta, questa sola le poté servire di origine e di modello, questa sola coesiste anche oggi alla lingua scritta, a differenza di ciò che accade in Francia e a somiglianza di ciò che accadde in Grecia (lo stile di una lingua ha tanto piú del familiare e del popolare quanto piú la nazione scarseggia di società, ed esso stile è quindi nella stessa proporzione piú energico, vero, vario, potente, ricco, bello); le ragioni che altrove ho addotte per provare che i primitivi scrittori di una lingua qualunque hanno sempre del famigliare nella lingua e per conseguenza nello stile ec. (20 novembre 1821).