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(2129-2130-2131) pensieri 67

la natura de’ tempi (natura antica) ne’ quali la nostra lingua e letteratura fu formata; la poca società civile, o conversazione d’Italia, il che dovea render la sua lingua scritta similissima alla volgare, perché questa sola esisteva prima della scritta, questa sola le poté servire di origine e di modello, questa sola coesiste anche oggi alla lingua scritta, a differenza di ciò che accade in Francia e a somiglianza di ciò che accadde in Grecia (lo stile di una lingua ha tanto piú del familiare e del popolare quanto piú la nazione scarseggia di società, ed esso stile è quindi nella stessa proporzione piú energico, vero, vario, potente, ricco, bello); le ragioni che altrove ho addotte per provare che i primitivi scrittori di una lingua qualunque hanno sempre del famigliare nella lingua e per conseguenza nello stile ec. (20 novembre 1821).  (2130)


*   Solo che si esamini a fondo la cosa, si scopre nelle scritture di quegli antichi che Italia a tanta gloria levarono una favella unica nella sua natura, ricca di facoltà tutte sue proprie, favella osservabile per frasi, che han l’aria del clima nativo e non s’incontrano altrove; favella, per dirlo in breve, la quale, agevole per se ad una singolare varietà di suoni, meravigliosamente s’acconcia ad ogni maniera d’argomento, dallo stile alto dell’epopea a quello scendendo della narrazione piú familiare; inoltre, eleganze, diremmo, di getto; un fior di lingua del quale s’é fatto conserva in preziose raccolte, e, dentro certi confini, nel vocabolario della Crusca. l, c., p. XLVI (20 novembre 1821).


*    Pare sproposito e pure è certo che una lingua è tanto piú atta alla piú squisita eleganza e nobiltà del parlare il piú elevato e dello stile piú sublime, quanto la sua indole è piú popolare, quanto ella è piú modellata sulla favella domestica e familiare  (2131) e volgare. Lo prova l’esempio della lingua greca e ita-