<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2113&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20141127162723</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2113&oldid=-20141127162723
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2113 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 58modifica] le piú antiche e primitive, e quelle al cui tempo la lingua o si veniva formando, e non era ancor pienamente formata, o non peranche era incominciata a formare. Cosí accade nello spagnuolo, cosí ne’ trecentisti italiani (i piú facili scrittori nostri), cosí nella stessa oscurissima lingua tedesca, i cui antichi romanzi (come di un certo romanzo del XIII secolo intitolato Nibelung dice espressamente la Staël ) sono anche oggi assai piú facili e chiari ad intendersi che i libri moderni. Accade insomma il contrario di quello che a prima vista parrebbe, cioè che una lingua non formata o non ben formata e regolata e poco logica sia piú facile della perfettamente formata e logica (eccetto le minuzie degli arcaismi, che abbisognano di dizionario per intenderli ec., difficoltà che per lo straniero apprentif è nulla e non è sensibile se non al nazionale ec. ec. Eccetto ancora certi ardiri proprii della natura e diversi secondo l’indole delle nazioni, delle lingue e degl’individui in que’ tempi, [p. 59modifica]i quali ardiri piuttosto affaticano, di quello che impediscano di capire. Vedi p. 2153). Parimente infatti