<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2102&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20141127162506</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2102&oldid=-20141127162506
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2102 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 52modifica][p. 53modifica] * Espressione degli occhi. Perché si ha cura, fino ab antico di chiuder gli occhi ai morti? Perché con gli occhi aperti farebbero un certo orrore. E questo orrore da che verrebbe? Non da altro che da un contrasto fra l’apparenza della vita e l’apparenza e la sostanza della morte. Dunque la significazione degli occhi è tanta, ch’essi sono i rappresentanti della vita, e basterebbero a dare una sembianza di vita agli estinti. Egli è certo che la sede dell’anima quanto all’esteriore, son gli occhi, e quell’animale o quell’uomo estinto, a cui non si vedono gli occhi, facilmente si crede che non viva; ma finattanto che gli occhi se gli vedono, si ha pena a credere che l’anima non alberghi in essi (quasi fossero inseparabili da lei), e il contrasto fra quest’apparenza, questa specie di opinione, e la certezza del contrario cagiona un raccapriccio, massime trattandosi de’ nostri simili, perché ogni sensazione è viva, ogni contrasto è notabile in tali soggetti (cioè morte del nostro simile); eccetto