[p. 37 modifica] voci, inserisce o aggiunge comunque, quasi per vezzo, il v, che non ci va, massimamente fra due vocali, per evitare l’iato, al modo appunto del digamma eolico, ch’io dico esser lo stesso che l’antico v latino. Del resto, come i latini dicevano audivi e audii ec. ec., cosí è solenne proprietà della nostra lingua il poter togliere il v agl’imperfetti della 2a 3a e 4a congiugazione e dire tanto udia, leggea, vedea quanto udiva, leggeva, vedeva (cioè videbat ec., essendo il b latino un v presso noi in tali casi, come lo era spesso fra’ latini, e viceversa, e come tra gli spagnuoli queste due lettere e ne’ detti tempi e sempre si confondono). Particolarità analoghe a queste che ho notate nella lingua italiana si possono anche notare nella francese e piú nella spagnuola. Siccome l’analogia fra la f e il v si può notare nel francese vedendo dal mascolino vif farsi il femminino vive ec. ec. (7 novembre 1821).