Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1981

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[p. 474 modifica] che sia alla natura.

Non v’é dunque che la religione che possa condannare il suicidio. L’esser contrario alla natura, nel presente stato dell’uomo, non è prova nessuna ch’egli non sia lecito.


     Che bello e felice stato dev’esser dunque quello, il quale quanto a se rende lecita e domanda la cosa la piú contraria all’essenza di qualunque cosa, la piú contraddittoria [p. 475 modifica]contraddittoria coll’esistenza e co’ suoi principii, quella che ridotta ad atto distruggerebbe tutto ciò che vive e sovvertirebbe l’ordine di tutto ciò che ne dipende o vi ha relazione.

Da tutto ciò si vede che il progresso della ragione tende essenzialmente, non solo a rendere infelice, ma a distruggere la specie umana, i viventi o esseri capaci di pensiero e l’ordine naturale. Non v’é che la religione (assai piú favorita e provata dalla natura che dalla ragione), la quale puntelli il misero e crollante edifizio della presente vita umana ed entri di mezzo