<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1971&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20141127150817</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1971&oldid=-20141127150817
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 1971 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 469modifica] mai nella desinenza. Or questa qualità delle dette tre lingue non può attribuirsi alla corruzione particolare che ricevette la lingua latina in Francia, Spagna, Italia, indipendentemente l’una dall’altra; ma, essendo comune e costantissima in tutte tre, manifesta chiaramente un’origine comune. Or questa, non essendo la lingua latina scritta, non può essere altro che l’antica volgare, ugualmente diffusa e comunicata alle tre nazioni. Mi par dunque evidente che nel latino volgare la caratteristica di tutti i futuri indicativi fosse la r. Questa proprietà del volgare latino mi par che s’abbia da tenere per dimostrata. Credo verisimile che esso volgare, in luogo [p. 470modifica]del futuro indicativo, usasse il futuro congiuntivo, la cui caratteristica è sempre la r nel latino che noi conosciamo. Cosí, per esempio, il futuro congiuntivo legero corrisponde appuntino all’italiano leggerò e ne viene ad esser la fonte.