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470 | pensieri | (1971-1972-1973) |
del futuro indicativo, usasse il futuro congiuntivo, la cui caratteristica è sempre la r nel latino che noi conosciamo. Cosí, per esempio, il futuro congiuntivo legero corrisponde appuntino all’italiano leggerò e ne viene ad esser la fonte. (1972) Ed infatti osservo che, sebbene regolarmente la r sia del tutto esclusa dalla desinenza del futuro indicativo nel latino scritto, nondimeno ella è caratteristica come presso noi in parecchi verbi latini anomali o difettivi ec., il cui futuro indicativo ha appunto la desinenza, che ha il futuro soggiuntivo negli altri verbi. Per esempio, ero, potero ec. ec. odero, meminero ec. odierò, potrò ec. Ora i verbi, o nomi, anomali o difettivi ec. sogliono essere i piú antichi in ciascuna lingua e certo indizio dell’antico costume e delle proprietà di essa, siccome d’altronde il volgare di ciascuna lingua è il maggior conservatore delle sue antiche proprietà.
Intendo sempre parlare delle congiugazioni attive, non delle passive che le nostre lingue non hanno. Sicché se la r è caratteristica del passivo futuro indicativo latino, ciò non fa punto al caso nostro, oltre ch’ella occupa quivi un altro luogo, cioè chiude la desinenza della prima persona, laddove ne’ nostri futuri precede (1973) l’ultima vocale nella stessa persona (22 ottobre 1821).
* Io credo possibile il tradurre le opere moderne o filosofiche o di qualunque argomento in buon greco (massime le italiane o spagnuole o simili), come son certo che non si potrebbero mai tradurre in buon latino. Se le circostanze avessero portato che la lingua greca avesse nei nostri paesi prevaluto alla latina e che quella in luogo di questa avesse servito ai dotti nel risorgimento degli studi, l’uso di una lingua morta avrebbe forse potuto durare piú lungo tempo o almeno esser piú felice (né solo negli studi, ma in tutti gli altri usi in cui s’adoprò la lingua latina fino alla