<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1912&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20141127150020</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1912&oldid=-20141127150020
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 1912 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 437modifica] di esser guerrieri, e non si sono vergognati di non saper comandare alle proprie armate, né dirigere e adoperar la forza del proprio regno, non tutto ad un tratto, ma a poco a poco e in proporzione che il mondo e le cose umane hanno perduto il loro vigore ed energia naturale e che l’apparenza ha preso il luogo della sostanza: nello stesso modo e per la ragione appunto per cui, seguitando e crescendo il detto andamento delle cose, i principi non si sono neppur vergognati di non sapere o non voler governare e di farsi servire anche in questo dai sudditi che per questo solo lo mantengono a loro spese. Onde i re non hanno conservato altro uffizio che di prestare il nome al governo o alla tirannide, rappresentate il principato, com’essi stessi sono rappresentati talvolta e venerati ne’ loro ritratti e servire alla cronologia, come i consoli eponimi de’ tempi imperiali, a’ fasti di Roma. I principi non sono piú quasi altro che ritratti della monarchia, dell’autorità. Essi sono i rappresentanti de’ loro ministri, e non viceversa. Cosí oggi il mondo non sa piú a chi s’en prendre del bene o del male che riceve dal suo governo [p. 438modifica]e ubbidisce nel temporale