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282 pensieri (175-176)

mitivo, e cosí agli animali. E osservate come i fanciulli, anche in una quasi perfetta inazione, pur di rado, o non mai sentano (176) il vero tormento della noia, perché ogni minima bagattella basta ad occuparli tutti interi, e la forza della loro immaginazione dà corpo e vita e azione ad ogni fantasia che si affacci loro alla mente ec., e trovano insomma in se stessi una sorgente inesauribile di occupazioni e sempre varie. Questo senza cognizioni, senza esperienze, senza viaggi, senz’aver veduto, udito ec. in un mondo ristrettissimo e uniforme. E laddove parrebbe che quanto piú questo mondo e questo campo si accresce e diversifica, tanto piú ampio e vario per l’uomo dovesse essere il fondo delle occupazioni interne, come son quelle dei fanciulli, e la noia tanto piú rara, nondimeno vediamo accadere tutto il contrario. Gran lezione per chi non vuol riconoscere la natura come sorgente quasi unica di felicità e l’alterazione di lei come certa cagione d’infelicità. Del resto che la forza e fecondità dell’immaginazione, 1°, come rende facilissima l’azione cosí spessissimo renda facile l’inazione, 2°, sia cosa ben diversa dalla profondità della mente, la quale per lo contrario conduce all’infelicità, è manifesto per l’esempio de’ popoli meridionali, segnatamente degl’italiani, rispetto ai settentrionali. Giacché gl’italiani, 1°, come una volta per il loro entusiasmo, figlio di un’immaginazione viva e piú ricca che profonda, erano attivissimi, cosí ora una delle cagioni per cui non si accorgono o almeno non si disperano affatto di una vita sempre uniforme e di una perfetta inazione è la stessa immaginazione ugualmente ricca e varia e la soprabbondanza delle sensazioni che ne deriva, la quale gl’immerge senza che se n’avvedano in una specie di rêve, come i fanciulli quando son soli ec., cosa continuamente inculcata dalla Staël, laddove i settentrionali, non avendo tal sorgente di occupazione interna atta a consolarli, per necessità ricorrono all’ester-