[p. 341 modifica] lo spirito umano si smarrisce cercando come abbiano potuto mai esser concepite; le lingue, gli alfabeti, l’escavazione e fonditura de’ metalli, la fabbrica de’ mattoni, de’ drappi d’ogni sorta, la nautica e quindi il commercio de’ popoli, la coltura de’ formenti e delle viti, e la fabbrica del pane e vino, invenzioni che gli antichi attribuivano agli dei, che la Scrittura pone dopo il diluvio e che certo furono tardissime, la stessa cocitura delle carni, dell’erbe ec. ec. ec., tutte queste maravigliose e quasi spaventose invenzioni, da che cosa crediamo che abbiano avuto origine? Dal caso. Consideriamo tutte le difficili scoperte moderne, fatte pure in tempo dove la mente umana aveva tanti ed immensi aiuti di piú per inventare; e vedendo che tutte in un modo o nell’altro si debbono al caso e nessuna o pochissime derivano da spontanea e deliberata applicazione della mente umana, né dal calcolo delle conseguenze e dal preciso progresso dei lumi; pochissime ancora da tentativi diretti e sperienze appositamente istituite, benché a tastoni e all’azzardo (come furono per necessità, si può dir, tutte quelle pochissime che fruttarono qualche insigne scoperta); molto piú dovremo creder lo stesso di tutte le scoperte antiche le piú necessarie all’esistenza di una società formale. Se dunque porremo attenzione all’andamento delle cose e alla storia dell’uomo, dovremo convenire che tutta quanta la sua civilizzazione è pura opera