[p. 314 modifica] gusto (vedi Allemagne, tome I, ch. dernier); ella, come tutti i grandi, dipingeva ne’ suoi romanzi il suo cuore, i suoi casi, e però si serve di donne per li principali effetti; nondimeno si guarda bene di far brutti o men che belli i suoi eroi o le sue eroine. Tutto lo spregiudizio, tutto l’ardire, tutta l’originalità di un autore in qualsivoglia tempo non può giunger fin qua. Che cosa è la bellezza? lo stesso, in fondo, che la nobiltà e la ricchezza; dono del caso. È egli punto meno pregevole un uomo sensibile e grande, perché non è bello? Quale inferiorità di vero merito si trova nel piú brutto degli uomini verso il piú bello? Eppure non solamente lo scrittore o il poeta si deve guardare dal fingerlo brutto, ma deve anche guardarsi da entrare in comparazioni sulla sua bellezza. Ogni effetto svanirebbe se, parlando o di se stesso (come fa il Petrarca) o del suo eroe, l’autore dicesse ch’egli era sfortunato nel tale amore, perché le sue forme o anche il suo tratto e maniere esteriori (cosa al tutto corporea) non piacevano all’amata o perch’egli era men bello di un suo rivale ec. ec. Che cosa è dunque il mondo fuorché