Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1574

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[p. 241 modifica] cosí quelli che derivano dalla lettura, e da qualunque genere di studio; ed in quanto si può riferire a quella inclinazione e spasimo dell’uomo verso l’infinito, che gli antichi, anche filosofi, poche volte e confusamente esprimono, perché le loro sensazioni essendo tanto piú vaste e piú forti, le loro idee tanto meno limitate e definite dalla scienza, la loro vita tanto piú vitale ed attiva, e quindi tanto maggiori le distrazioni de’ desiderii che la detta inclinazione e desiderio, non potevano sentirlo in un modo cosí chiaro e definito, come noi lo sentiamo.


     Osservo però che non solo gli studi soddisfanno piú di qualunque altro piacere, e ne dura piú il gusto e l’appetito ec., ma che fra tutte le letture quella che meno lascia l’animo desideroso del piacere è la lettura della vera poesia. La quale, destando mozioni vivissime, e riempiendo l’animo d’idee vaghe e indefinite e vastissime e sublimissime e mal chiare ec., [p. 242 modifica]lo riempie quanto piú si possa a questo mondo. Cosí che Cicerone