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[p. 259 modifica] corrisponda appuntino alla differenza della vita. Osservate ancora in che diverso modo Dante ed Ovidio sentissero e portassero il loro esilio. Cosí una stessa facoltà dell’animo umano è madre di effetti contrarii, secondo le sue qualità che quasi la distinguono in due facoltà diverse. L’immaginazione profonda non credo che sia molto adattata al coraggio, rappresentando al vivo il pericolo, il dolore, ec. e tanto piú al vivo della riflessione, quanto questa racconta e quella dipinge. E io credo che l’immaginazione degli uomini valorosi, che non debbono esserne privi, perché l’entusiasmo è sempre compagno dell’immaginazione e deriva da lei, appartenga piú all’altro genere (5 luglio 1820).


[p. 260 modifica]*   Tutti piú o meno parlano e gestiscono da se soli, ma principalmente gli uomini di grande immaginazione, sempre facili a considerar l’immaginato come presente. Cosí l’Alfieri nei pareri sulle sue tragedie, racconta di questo suo costume, massime nei punti di passione o di calore. Il qual costume è proprio piú che mai de’ fanciulli, dove l’immaginazione può molto piú che negli uomini (5 luglio 1820).


*   Io stimo che molte parole antiche, che si credono di diversissima origine, non sieno derivate da altro che da antichissimo errore di scrittura, che le ha diversificate, mentre erano una sola. Mi porta a crederlo la somiglianza materiale delle lettere, o sia dei caratteri, e l’uniformità del significato. Per esempio δασὺ vuol dire lo stesso che λάσιον, e il λάμβδα Λ e il δέλτα Δ sono due caratteri somigliantissimi, e facilissimi a esser confusi nelle scritture. Io non posso pensare che queste due parole di uno stessissimo significato, e uguali, eccetto nella terminazione che non fa caso e nella prima lettera di cui si disputa, non abbiano che far niente fra loro. E credo che si potrebbero addurre molti altri esempi simili sí greci come latini, dove la mutazione di una lettera o due,