<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1503&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20131206181540</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1503&oldid=-20131206181540
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 1503 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 198modifica] delle lingue sorelle che possono pure attingere a una stessa fonte con noi, ma la nostra lingua assai piú delle altre due. La nostra lingua, com’è naturale a quella ch’è parlata dalla stessa nazion latina e che fu poi modellata da’ suoi formatori sulla di lei madre, tiene assai piú che le altre sorelle sí dell’indole e delle forme, sí del suono stesso e della figura esterna delle parole latine, del significato, della pronunzia stessa del latino ec., sí dell’andamento [p. 199modifica]ec. della madre. Ed oltracciò, come ho detto, e come anche per cento altri lati si può vedere, ella ha ereditato della sostanza materna, o se n’é poscia rivendicata assai maggior porzione che le sorelle. Tutte queste cose fanno che l’indole dell’italiano, essendo piú latina che non è lo spagnuolo e il francese, ella si adatti benissimo alle nuove parole latine, frasi, forme ec., e queste sieno tanto meno forestiere in casa sua, quanto maggior copia ella già ve ne alloggia; e che la lingua italiana, quanto piú ha preso ed è abituata a prendere dal latino, tanto piú e sempre proporzionatamente di piú ne possa prendere. Giacché cosí va la bisogna rispetto alle