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[p. 238 modifica]originali, ancorché queste verità passino per nuove, non hanno altro di nuovo che l’aspetto, e sono già state esposte in altro modo (18 giugno 1820). E vedete come tutti gli scrittori non europei, come gli orientali, Confucio ec., quantunque dicano appresso a poco le stesse cose che i nostri, a ogni modo paiono originali, perché, non avendo letto i nostri filosofi europei, non hanno potuto imitarli o seguirli e conformarcisi non volendo, come accade a tutti noi.


*   Dei nostri poeti d’oggidí altri non sentono e non pensano, e cosí scrivono; altri sentono e pensano, ma non sanno dire quello che vorrebbero, e mettendosi a scrivere, per mancanza di arte, si trovano subito vòti, e di tutto quello che avevano in mente non trovano piú nulla, e volendo pure scrivere si danno al fraseggiare e all’epitetare e se la passano in luoghi comuni e cosí chiudono la poesia, perché una cosa nuova da dire gli spaventa, non sapendo trovare l’espressione che le corrisponda; altri finalmente, sentendo e pensando e non sapendo dir quello che vogliono, tuttavia lo vogliono dire; e questi sono ridicoli per lo stento, l’affettazione, la durezza, l’oscurità e la fanciullaggine della maniera, quando anche i sentimenti non fossero dispregevoli (21 giugno 1820).


*   In proposito di quello che ho detto, p. 96, osservate come ragionevolmente gli antichi usassero la musica e la danza nei conviti, e segnatamente dopo il pranzo, come dice Omero nel primo dell'Odissea e forse anche dove parla di Demodoco. L’uomo non è mai piú disposto che in quel punto ad essere infiammato dalla musica e dalla bellezza e da tutte le illusioni della vita.


*   A quello che ho detto, p. 128, aggiungi. Il giovane che entra nel mondo vuol diventarci qualche cosa. [p. 239 modifica]Questo è un desiderio comune e certo di tutti. Ma oggidí il giovane privato non ha altra strada a conseguirlo, fuorché quella che ho detto, o l’altra della letteratura che rovina parimente il corpo. Cosí la gloria d’oggidí è posta negli esercizi che nuocciono alla salute, in luogo che una volta era posta nei contrarii. E cosí per conseguenza s’infiacchiscono sempre piú le generazioni degli uomini, e questo effetto della mancanza d’illusioni esistenti nel mondo come una volta divien cagione di questa stessa mancanza, a motivo del poco vigore; secondo quello che ho detto negli altri pensieri, della necessità del vigor del corpo alle grandi illusioni dell’animo. Sono poi troppo noti gli spaventosi effetti della ordinaria vita giovanile d’oggidí, che a poco a poco ridurranno il mondo a uno spedale. Ma che rimedio ci trovereste? Che altra occupazione resta oggi a un giovane privato, o che altra speranza? E credete che un giovane si possa contentare di una vita inattiva,