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*   Non credo che siano molto da ascoltare quelli che credono che certi passi sublimi della Bibbia avanzino ogni altro passo sublime di qualsivoglia autore, e lo provano colla grandezza materiale dell’immagine; per esempio, dicono, il misurare le acque colla mano e pesare i cieli colla palma, (Is., 40,12) è ben piú che scagliar la folgore dall’alto di Ato e di Rodope e riempier di spavento i cuori de’ mortali, crollar l’Olimpo coll’accennar del capo, ec. ec. Senza dubbio non si può dir niente di Dio che non sia infinitamente al di sotto del vero, e però la Bibbia (e la Bibbia molto meno che qualunque altro) non dice mai cosa che appetto al vero non sia strapiccolissima; e pure io ardirò di affermare che quelle tali espressioni della Bibbia nella poesia umana sono esagerazioni, e che in essa poesia vale assolutamente piú in rigore di pregio poetico [p. 91 modifica]quel Giove accennante col capo e scuotente l’Olimpo, quel Nettuno che in quattro passi traversa provincie, quel grido di Marte ferito che pareggia il grido di diecimila combattenti e d’improvviso atterrisce ambedue gli eserciti, Greco e troiano; (Il., 1. 5); quella caduta dello stesso Dio che disteso occupa sette iugeri di terreno (Il. 21.407), di quelle tante immagini sublimissime della Bibbia, perché nella poesia umana ci vuole il mezzo dappertutto, il mezzo, che è il gran luogo di verità e di natura e che né anche col vero si dee oltrepassare; e il sublime dee scuotere fortemente il lettore, ma non subbissarlo con cose che oltrepassino la capacità nostra. E questo della poesia umana. Ma la poesia divina come la Scrittura, dee veramente subbissare e oltrepassare la capacità umana, e però quelle immagini, essendo poi per se stesse lontanissime dall’essere esagerate, convengono ottimamente a questa sorta di poesia tutta essenzialissimamente diversa dalla nostra; e però da noi non imitanda senza colpa poetica. Del resto, io dico bene che quelle immagini convengono a quella poesia, ma non già credo come dicono alcuni, che esse piú tosto che al gusto orientale, si debbano al piú vivamente sentire la maestà divina che faceano i lirici Ebrei: (Borgno, Diss. sopra i Sepolcri del Foscolo, Milano, 1813. p.86. nota 1a); che per esser subito persuasi del contrario basta osservare i luoghi della Bibbia dove non si parla di Dio né di cose affatto sublimi, come per esempio tutta la Cantica dove anzi si parla di amore e cose delicate, e pure vi si vedono le stesse metaforone e traslatoni e cose eccessive, però veramente e assolutamente derivate dal gusto orientale; a cui tuttavia non negherò che l’ispirazione cosí poetica come divina non accrescesse forza quanto alle imagini e frasi dette di sopra ec.


*   L’efficacia dell’espressioni bene spesso è il medesimo che la novità. Accadrà molte volte che l’espressione [p. 92 modifica]usitata sia piú robusta piú vera piú energica, e nondimeno l’esser ella usitata le tolga la forza e la snervi; e il poeta sostituendo in suo luogo un’altra espressione men robusta, forse anche men propria ma nuova, otterrà un buon effetto sulla fantasia del lettore, ci sveglierà quell’immagine che l’altra espressione non avrebbe potuto eccitare; e la sua frase sarà veramente piú efficace, non per se stessa, ma per la circostanza dell’esser nuova.


*    Nelle poesie del Monti (specialmente nelle Cantiche) sono osservabili la