Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1239

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[p. 25 modifica] del parlare italiano, il quale vorrei che non avesse altro di forestiero e di barbaro che l’uso di siffatte parole; 2°, l’uso di molti scrittori italiani moderni, i quali parimente vorrei che non meritassero altro rimprovero fuorché di avere adoperato tali voci; 3°, l’intelligenza e l’uso del francese, familiare agl’italiani come agli altri, dal qual francese son derivate o nel quale son ricevute e comuni e per via e mezzo del quale ci sono ordinariamente pervenute o tutte o quasi tutte simili parole. Circostanza notabile e favorevolissima all’introduzione di tali voci in nostra lingua, mentre quasi tutte le moderne cognizioni, colle voci [p. 26 modifica]loro appartenenti, ci vengono pel canale di una lingua sorella e già ridotte in forma facilmente adattabile al nostro idioma, massime dopo averci familiarizzato l’orecchio mediante l’uso fattone da essa lingua, 1°, sí comune in Italia e per tutto; 2°, sí affine alla nostra (29 giugno, dí di S. Pietro, 1821).


*    Spesso è utilissimo il cercar la prova di una verità già certa e riconosciuta e non controversa. Una verità isolata, come ho detto altrove, poco giova, massime al filosofo e al progresso dell’intelletto. Cercandone la prova, se ne conoscono i rapporti e le ramificazioni (sommo scopo della filosofia); e si scoprono pure