<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1190&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20130712190832</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1190&oldid=-20130712190832
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 1190 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 472modifica] a notare, a scoprire le minute cose e le minime differenze; 2°, a paragonare, e nel paragone ad essere diligente, minuto, e ritrovare le minime disparità, le minime somiglianze, le menome contrapposizioni, i menomi rapporti; 3°, ad assuefarsi in poco tempo; e con poca esperienza, poco vedere ec., poco uso insomma de’ sensi, poco esercizio materiale delle [p. 473modifica]sue facoltà, contrarre un’abitudine; 4°, a potere, mediante quello che già conosce, indovinare in breve tempo anche quello che non conosce, in virtú della gran forza comparativa che gli viene dalla delicatezza de’ suoi organi; la qual forza fa ch’egli, ne’ pochi dati che ha, scuopra tutti i possibili rapporti scambievoli, e ne deduca tutte le possibili conseguenze. Per esempio (non uscendo dalla materia che abbiamo scelta), un fanciullo, provvisto di quello che si chiama genio, ha meno bisogno di vedere di quello che n’abbia un altro d’ingegno ottuso e torpido per formarsi un’idea della bellezza umana, perché concepisce piú presto l’idea delle proporzioni determinate, mediante una piú minuta ed attenta considerazione degli oggetti che vede, ed una piú esatta comparazione di questi oggetti fra loro. Verbigrazia, quel fanciullo d’ingegno