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[p. 227 modifica] dei danni. La cagione è che in questi l'amor proprio essendo [p. 228 modifica]piú basso, ha per oggetto prima i beni materiali che la stima, l'onore, la dignità della persona, i quali diremmo in certo modo beni spirituali. Per lo contrario ci sono ancora degli uomini superiori, i quali disprezzando il disprezzo, si guardano però dai danni, perché questi son cose reali, e il disprezzo appresso a poco ci nuoce tanto quanto noi lo stimiamo.


*   In quello che dice Montesquieu, l. c., ch. 13, p. 138 e nella nota, osservate la differenza de' tempi e vedete l'esito de' regicidi francesi a'tempi nostri. La cagione è che lo spirito del tempo è, come si dice, di moderazione, vale a dire d'indolenza e noncuranza, che ora si allega come per tutta difesa la differenza delle opinioni, quando una volta due persone, differenti d'opinioni in certi punti, erano lo stesso che due nemici mortali, e che, ancora considerando un uomo come reo e scellerato, la virtú ora non interessa tanto come una volta, da volerlo punito a tutti i patti. Questa vendetta della virtú si voleva e si cercava una volta in contemplazione di essa virtú. Ora che questa si è conosciuta per un fantasma, nessuno si cura di far male agli altri, e procacciarsi odii e nimicizie che son cose reali, per la causa di un ente illusorio.


*   In proposito di quello che dice Montesquieu della codardia fortunata e propizia di Ottaviano (l. c., ch. 13, p. 139, fine), considerate che se il Senato l'avesse veduto