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228 pensieri (117-118)

piú basso, ha per oggetto prima i beni materiali che la stima, l'onore, la dignità della persona, i quali diremmo in certo modo beni spirituali. Per lo contrario ci sono ancora degli uomini superiori, i quali disprezzando il disprezzo, si guardano però dai danni, perché questi son cose reali, e il disprezzo appresso a poco ci nuoce tanto quanto noi lo stimiamo.


*   In quello che dice Montesquieu, l. c., ch. 13, p. 138 e nella nota, osservate la differenza de' tempi e vedete l'esito de' regicidi francesi a'tempi nostri. La cagione è che lo spirito del tempo è, come si dice, di moderazione, vale a dire d'indolenza e noncuranza, che ora si allega come per tutta difesa la differenza delle opinioni, quando una volta due persone, differenti d'opinioni in certi punti, erano lo stesso che due nemici mortali, e che, ancora considerando un uomo come reo e scellerato, la virtú ora non interessa tanto come una volta, da volerlo punito a tutti i patti. Questa vendetta della virtú si voleva e si cercava una volta in contemplazione di essa virtú. Ora che questa si è conosciuta per un fantasma, nessuno si cura di far male agli altri, e procacciarsi odii e nimicizie che son cose reali, per la causa di un ente illusorio.


*   In proposito di quello che dice Montesquieu della codardia fortunata e propizia di Ottaviano (l. c., ch. 13, p. 139, fine), considerate che se il Senato l'avesse veduto (118) coraggioso, l'avrebbe creduto intraprendente. Ora, chi intraprende, intraprende per se, e l'intraprendere per se in Ottaviano, ch'era l'erede e il figlio adottivo di Cesare, non poteva esser altro che il cercare la monarchia. Il vederlo debole fece credere che avrebbe preso il partito dei buoni, ch'é il meno pericoloso, perché ha per se l'opinione pubblica ed è la strada retta e ordinaria. Gli arditi per lo piú son cattivi, e il partito buono è quello dei piú deboli, perché non ci