<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1099&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20130712190430</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1099&oldid=-20130712190430
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 1099 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 402modifica] utilissime, riescono sempre affettate, ricercate, stentate, massime nella prosa. Ma i nostri scrittori antichi ed antichissimi abbondano di parole e modi oggi disusati, che, oltre all’essere di significato apertissimo a chicchessia, cadono cosí naturalmente, mollemente, [p. 403modifica]facilmente nel discorso, sono cosí lontani da ogni senso di affettazione o di studio ad usarli, e in somma cosí freschi (e al tempo stesso bellissimi ec.), che il lettore, il quale non sa da che parte vengano, non si può accorgere che sieno antichi, ma deve stimarli modernissimi e di zecca: parole e modi dove l’antichità si può conoscere, ma per nessun conto sentire. E laddove quegli altri si possono paragonare alle cose stantivite, rancidite, ammuffite col tempo, questi rassomigliano a quelle frutta che intonacate di cera si conservano per mangiarle fuor di stagione e allora si cavano dalla intonacatura vivide e fresche e belle e colorite, come si cogliessero dalla pianta. E sebbene dismessi, e ciò da lunghissimo tempo, o nello scrivere o nel parlare o in ambedue, non paiono dimenticati, ma come riposti in disparte e custoditi, per poi ripigliarli (28 maggio 1821).