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[p. 217 modifica] essere una prova materiale, che quella sostanza che lo concepisce e lo sperimenta, è di un’altra natura? Perché il sentire la nullità di tutte le cose sensibili e materiali [p. 218 modifica]suppone essenzialmente una facoltà di sentire e comprendere oggetti di natura diversa e contraria; ora questa facoltà come potrà essere nella materia? E si noti ch’io qui non parlo di cosa che si concepisca colla ragione, perché infatti la ragione è la facoltà piú materiale che sussista in noi, e le sue operazioni materialissime e matematiche si potrebbero attribuire in qualche modo anche alla materia, ma parlo di un sentimento ingenito e proprio dell’animo nostro che ci fa sentire la nullità delle cose indipendentemente dalla ragione; e perciò presumo che questa prova faccia piú forza, manifestando in parte la natura di esso animo. La natura non è materiale come la ragione.


*   Il riso dell’uomo sensitivo e oppresso da fiera calamità è segno di disperazione già matura. Vedi p.188.


*   Mi diedi tutto alla gioia barbara e fremebonda della disperazione.


*   Se noi diciamo tomba e i greci dicevano τύμβος nello stesso significato chi non vorrà credere che gli antichi latini abbian detto tumbus o tumba dal greco, onde noi tomba mutato l’ u in o secondo il solito? Perché dal greco immediatamente non è possibile che il volgare l’abbia preso (e notate che in greco moderno si pronunzia timbos, sicché se questa derivazione non fosse antichissima noi non diremmo tomba, ma timba) e d’altronde le due parole sono troppo somiglianti e nello stesso valore, perché l’una non derivi evidentemente dall’altra. Vedi il Du Fresne e il Forcellini, sí per questa come per tutte le altre parole ch’io credo antiche e latine in questi pensieri (15 aprile 1820)


*   Καμάρα espressamente per cubiculum si trova in Arriano Stor. di Alessandro l. 7, verso il fine. Transversare per attraversare è voce non solamente de’ bassi

[p. 219 modifica]tempi, ma antica, e sta nel Moretum. Camminare la bugia su pel naso si diceva anche ai tempi di Teocrito. Della voce Καμάρα vedi Fabricius, Bibliotheca Graeca, in nota ad Photium, Cod.213, ed. vet., t. IX, p. 449.