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218 | pensieri | (107) |
suppone essenzialmente una facoltà di sentire e comprendere oggetti di natura diversa e contraria; ora questa facoltà come potrà essere nella materia? E si noti ch’io qui non parlo di cosa che si concepisca colla ragione, perché infatti la ragione è la facoltà piú materiale che sussista in noi, e le sue operazioni materialissime e matematiche si potrebbero attribuire in qualche modo anche alla materia, ma parlo di un sentimento ingenito e proprio dell’animo nostro che ci fa sentire la nullità delle cose indipendentemente dalla ragione; e perciò presumo che questa prova faccia piú forza, manifestando in parte la natura di esso animo. La natura non è materiale come la ragione.
* Il riso dell’uomo sensitivo e oppresso da fiera calamità è segno di disperazione già matura. Vedi p.188.
* Mi diedi tutto alla gioia barbara e fremebonda della disperazione.
* Se noi diciamo tomba e i greci dicevano τύμβος nello stesso significato chi non vorrà credere che gli antichi latini abbian detto tumbus o tumba dal greco, onde noi tomba mutato l’ u in o secondo il solito? Perché dal greco immediatamente non è possibile che il volgare l’abbia preso (e notate che in greco moderno si pronunzia timbos, sicché se questa derivazione non fosse antichissima noi non diremmo tomba, ma timba) e d’altronde le due parole sono troppo somiglianti e nello stesso valore, perché l’una non derivi evidentemente dall’altra. Vedi il Du Fresne e il Forcellini, sí per questa come per tutte le altre parole ch’io credo antiche e latine in questi pensieri (15 aprile 1820)
* Καμάρα espressamente per cubiculum si trova in Arriano Stor. di Alessandro l. 7, verso il fine. Transversare per attraversare è voce non solamente de’ bassi