Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1025

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[p. 348 modifica] e non meritando di passare le Alpi i nostri libri moderni, e non avendo noi propriamente letteratura (non dico scienze) moderna, e neppur lingua moderna stabilita, formata, riconosciuta e propria. D’altra parte non conoscono né possono conoscere altra lingua italiana parlata se non quella che oggi si parla, tanto diversa dall’antica e parlata e scritta e dalla buona e vera e propria favella italiana. Lo stesso, appresso a poco, si può dire dello spagnuolo (9 maggio 1821).


*    La cognizione stessa che i greci di qualunque tempo ebbero de’ padri e teologi latini ec., soli scrittori latini ch’essi conoscessero, non fu, se non forse ne’ piú barbari secoli di mezzo, paragonabile a quella che ebbero i latini dei padri ed autori ecclesiastici greci, massime nei primi secoli del cristianesimo e negli ultimi anni dell’impero greco (Andrés, loc. cit. da me, pag. 1023, tom. III, p. 55), quando la dimostrarono [p. 349 modifica]principalmente in occasione del concilio di Firenze (ivi) (9 maggio 1821).


*    Sebben l’uomo desidera sempre un piacere infinito, egli desidera però un piacer materiale e sensibile, quantunque quella infinità o indefinizione ci faccia velo per credere che si tratti di qualche cosa spirituale. Quello spirituale che noi concepiamo confusamente nei nostri desiderii o nelle nostre sensazioni