Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1022

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[p. 346 modifica] essere stati ridotti a forma né applicati, eccetto il toscano, alla letteratura, salvo qualche poco in Italia. Ma cosí poco e insufficientemente, che si può credere che gli scritti italiani vernacoli non passerebbero, e onninamente non passeranno (se non forse pochissimi, come quelli del Goldoni e del Meli), alla posterità (8 maggio 1821).


*    Quanto la natura abbia procurata la varietà, e l’uomo e l’arte l’uniformità, si può dedurre anche a quello che ho detto della naturale, necessaria e infinita varietà delle lingue, p. 952 segg. Varietà maggiore di quello che paia a prima vista, giacché non solo produce, per esempio, al viaggiatore una continua novità rispetto alla sola lingua, ma anche rispetto agli uomini, parendo diversissimi quelli che si esprimono diversamente; cosa favorevolissima alla immaginazione, considerandosi quasi come esseri di diversa specie quelli che non sono intesi da noi né c’intendono; perché la lingua è una cosa somma, principalissima, caratteristica degli uomini, sotto tutti i rapporti della vita sociale. Per lo contrario, lasciando le altre cure degli uomini per uniformare, stabilire, regolare ed estendere le diverse lingue; oggi, in tanto e cosí vivo commercio di tutte, si può dir, le nazioni insieme, si è introdotta ed è divenuta necessaria una lingua comune, cioè la francese; la quale,