Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1
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* Palazzo bello. Cane di notte dal casolare, al passar del viandante.
Era la luna nel cortile, un lato
Tutto ne illuminava, e discendea
Sopra il contiguo lato obliquo un raggio...
Nella (dalla) maestra via s’udiva il carro
Del passegger, che stritolando i sassi
Mandava un suon, cui precedea da lungi
Il tintinnío de’ mobili sonagli.
* Aviano, raccontando una favoletta, dice che una donna di contado, piangendo un suo bambolo, minacciogli se non taceva che l’avrebbe dato mangiare a un lupo. E che un lupo che a caso di là passava, udendo dir questo alla donna credettele che dicesse vero; e messosi innanzi all’uscio di casa, cosí stette quivi tutto quel giorno ad aspettare che la donna gli portasse quella vivanda. Come poi vi stesse tutto quel tempo e la donna non se n’accorgesse e non n’avesse paura e non gli facesse motto con sasso o altro, Aviano lo saprà, che lo dice. E aggiugne che il lupo non ebbe niente, perché il fanciullo s’addormentò, e quando bene non l’avesse fatto non ci saría stato pericolo. E fatto tardi, tornato alla moglie senza preda, perché s’era baloccato ad aspettare fino a sera, disse quello che nell’autore puoi vedere (luglio o agosto 1817).
* Una dama vecchia, avendo chiesto a un giovane di leggere alcuni suoi versi pieni di parole antiche, e avutili, poco dopo rendendoglieli disse che non gl’intendeva, perché quelle parole non s’usavano al tempo suo. Rispose il giovane: Anzi credea che s’usassero, perché sono molto antiche.
* Tutta la notte piove
E ritornan le feste a la dimane;
Fan del regno a metà Cesare e Giove.
* Dal niente in letteratura si passa al mezzo e al vero, quindi al raffinamento: da questo non c’è esempio che si sia tornato al vero. Greci, latini, italiani. Lo squisito gusto nel volgo de’ letterati non può essere se non quando ei non è ancora corrotto. Per esempio: i cinquecentisti volgari non peccavano d’altro che di poco, non di troppo, e però erano attissimi a giudicar bene del molto, o sia del vero bello, come faceano.
* Il trecento fu il principio della nostra letteratura, non già il colmo, imperocché non ebbe se non tre scrittori grandi; il quattrocento non fu corruzione né